Tartufo Siciliano

Bocconi di Marketing 19.03.15

Tartufo siciliano. Incredibile ma vero!

Quando si parla di territorio e dei suoi prodotti ci si ferma a ciò che è più conosciuto, a ciò che è considerato “tipico”. In realtà esistono tanti prodotti che, oggi, non sono considerati tipici ma che fanno parte del territorio. Il tartufo né è un esempio.

Il “mio” territorio è quello siciliano e, forse, ti sembrerà strano che ti parli di tartufi in Sicilia. Si pensa, infatti, che i tartufi si trovino solo in Piemonte e Umbria (per citare i più famosi), ma sapevi che esistono anche in Sicilia? Io l’ho scoperto da poco.

Non m’immaginare vestito di tutto punto, attrezzato di cani e vanghetto o zappetta. Più che andare in cerca di tartufi, diciamo che sono venuti loro da me :D Durante un incontro da Tabarè, infatti, ho avuto modo di conoscere l’azienda “Tartufo siciliano Zuccalà”. Ovviamente, dopo la parte informativa, non poteva mancare la degustazione.

Tartufo siciliano Zuccalà 6

 

ORIGINI ANTICHISSIME

L’origine del tartufo è antichissima, addirittura se ne hanno notizie dal I° secolo d.C., quando si credeva che avesse origine dai fulmini di Giove. In Sicilia, invece, pare che sia conosciuto già dal 1874, scoperto da Giuseppe Insegna in un vaso del giardino botanico di Palermo, e citato nel Gattopardo (timballo e tartufo), poi, come una delle portate.

L’ITALIA È UNO DEI MAGGIORI PRODUTTORI

In pratica i tartufi possono crescere ovunque ci siano delle condizioni boschive che lo permettano. L’Italia, d’altra parte, è uno dei maggiori produttori mondiali ed esportatori di tartufi. Oggi, però, sono presenti solo 11 etichette che li commercializzano, a fronte di una domanda sempre crescente. In Sicilia, Tartufo siciliano Zuccalà è l’unica azienda che commercializza il tartufo e prodotti derivati. Ne consegue che c’è una grossa opportunità imprenditoriale legata al tartufo, non solo in Sicilia.

COLTIVARE I TARTUFI È POSSIBILE

Certo, la loro crescita dipende da fattori stagionali, oltre che ambientali, ma l’entità di queste variabili può essere in qualche modo attenuata attraverso la coltivazione del tartufo o tartuficoltura. Bisogna creare un ambiente adatto alla produzione intensiva e, pertanto, “occorre scegliere un terreno calcareo e povero di humus, scegliere una varietà di tartufo ed impiantare essenze arboree ed arbustive tartufigene (quercia, nocciolo, salice, leccio). Le pianticelle, ovviamente, devono essere preventivamente micorizzate, ovvero le radici già in simbiosi con le ife fungine prescelte” (Wikipedia).

BELLO DA VEDERE, BUONO DA MANGIARE

Dopo tutte queste informazioni e nozioni tecniche, però, bisogna “toccare con mano”. Quindi, passiamo alla degustazione :D Alla vista e all’odorato, il “frutto” della tartufaia di Tartufo siciliano Zuccalà risulta avere, rispetto ad uno cresciuto spontaneamente, una forma più regolare e un profumo più rotondo e meno gassoso. I loro prodotti derivati, inoltre, contengono, rispetto ad altri in commercio, una quantità di tartufo che varia dal 30% al 95%. Tutto prodotto vero e non “aromi”, che non significano altro che a base di bis-metiltiometano.

Ho assaggiato dei patè e delle confetture a base di bianchetto, magnatum pico e melanosporum, accompagnati da focacce e cacio cavallo. Il loro retrogusto un po’ agrumato, un po’ di olive e quella piacevole sensazione gassosa mi hanno conquistato, tanto da ritornarci ancora ;)

 

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